Le restituzioni dei beni alla fine della guerra
Nel gennaio 1944, nei territori dell’Italia liberata, il Regno d’Italia reintegra nei diritti civili e politici e nei diritti patrimoniali «cittadini italiani e stranieri già dichiarati di razza ebraica o considerati di razza ebraica». Invece, nei territori lombardi affidati al Credito fondiario, la reintegrazione dei diritti dei cittadini ebrei deve attendere la Liberazione.
L’Egeli regolamenta i passaggi della restituzione dei beni con una prima circolare del 5 ottobre 1945, prevedendo una procedura fortemente burocratica e rigida che non viene da tutti i proprietari rispettata. Sono infatti numerosi i casi di persone che riprendono concretamente il possesso dei loro beni rientrando nelle proprie case e ricominciando da quello che trovano. Aspramente, e legittimamente, contestata fu la decisione di imporre ai proprietari il pagamento di una quota delle spese di gestione; in Cariplo non vi fu, come nel caso dell’Istituto Bancario San Paolo, un atteggiamento univoco di opposizione al pagamento: diversi sono coloro che - sembra per la volontà psicologica di chiudere in qualche modo una vicenda così dolorosa pagarono direttamente le spese, altri vi si opposero e si rifiutarono.
Dopo la guerra la Cariplo procede periodicamente alla verifica dello stato dei beni restituiti e dei beni ancora in carico: prima nel 1947, in seguito nel 1949 e infine nel 1951 quando l’EGELI avoca a sé la gestione dei beni ancora non reclamati.