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Una corrispondenza 'ritrovata'. Le lettere di Umberto Morra a Margherita Bracci (1921-1965) e la nascita della rivista "La Nuova Europa"

05 giugno 2025

L'Archivio Storico Intesa Sanpaolo si arricchisce con acquisizioni, donazioni o scambi di carte provenienti da archivi di persone le cui vite si sono intrecciate con i protagonisti della storia bancaria che conserviamo.
E' pervenuta così a noi la corrispondenza intercorsa tra Margherita Bracci Papafava e Umberto Morra di Lavriano, colti antifascisti, legati da assidua frequentazione e corrispondenza.
Margherita nasce a Padova il 12 agosto 1893, figlia primogenita dell'economista Francesco Papafava Antonini dei Carraresi e di Maria Meniconi Bracceschi. Nella casa di famiglia a Firenze apprende lezioni di storia da Gaetano Salvemini e di lettere da Giovanni Amendola.
Umberto Morra di Lavriano nasce a Firenze nel 1897, figlio del generale Roberto Morra, di famiglia piemontese legata da generazioni ai Savoia, e di Maria Luisa Bettini, dama di corte della Regina Margherita. Trascorsa la prima infanzia a San Pietroburgo, dove il padre era plenipotenziario presso la Corte, studia con un precettore di inclinazione modernista al liceo Torquato Tasso di Roma e poi frequenta la facoltà di Giurisprudenza. Fervente antifascista, viene arrestato nel ‘30, poi liberato, rimanendo attenzionato dall'Ovra.
Durante il ventennio Margherita tiene viva nel palazzo Bracci Testasecca di Montepulciano e nell'appartamento in via Quattro Novembre a Roma la consuetudinaria frequentazione di esponenti antifascisti e viene definita dallo stesso Morra un "porto di antifascismo" meritevole d'una lapide "per essere rimasta intatta come un'arca in mezzo alle tempeste politiche".

La corrispondenza in oggetto (1921-1965) è diretta da Umberto a Margherita - una cara amica che viveva spesso a Montepulciano non lontano da Cortona, dove Morra aveva la sua villa -, sposata con Lucangelo Bracci Testasecca, sorella di Novello Papafava, da Morra conosciuto in gioventù.
Si tratta di oltre 700 fra lettere, cartoline e telegrammi, specchio della vita sociale del loro colto ambiente: Alberto Moravia, ospite assiduo di Morra a Cortona, e Bernard Berenson sono citati decine di volte, con ritratti penetranti; vivissime le immagini della vita in tempo di guerra e negli anni immediatamente successivi. La corrispondenza ci svela importanti informazioni sulla ricostruzione post-bellica della vita politica e diplomatica italiana. In particolare, in alcune lettere si vive la nascita della pubblicazione del periodico La Nuova Europa, di cui Raffaele Mattioli fu ispiratore e finanziatore "inapparente".

Durante il periodo bellico, emergono ampi vuoti cronologici: Morra brucia ogni documento che avrebbe potuto compromettere qualcuno e così chiedeva di fare ai suoi destinatari.
Molta corrispondenza riporta solo saluti, ringraziamenti o date e luoghi di incontro, quindi si è scelto di stilare l'inventario solo delle lettere che hanno una valenza più pregnante in merito a persone frequentate e ad eventi importanti privati e soprattutto pubblici e politici. 
Morra rimane legatissimo alla famiglia Bracci Testasecca per tutta la sua vita: a Roma abita nel loro palazzo di via Quattro Novembre e quando risiede nella sua villa a Metelliano, erano frequentissimi gli incontri nella vicina Montepulciano, sede di palazzo Bracci Testasecca.

Presso la sala di studio dell'Archivio Storico in via Morone 3, è possibile consultare le lettere in versione digitale, l'originale cartaceo è conservato dalla famiglia Bracci.

La Nuova Europa

La rivista settimanale di carattere politico-letterario “La Nuova Europa”  uscì a Roma a partire dal 10 dicembre 1944, dopo una lunga gestazione nella clandestinità, e rimase in vita un biennio. 
Ispiratore e finanziatore “inapparente” ne fu un grande uomo di banca, Raffaele Mattioli, convinto che un cenacolo di intellettuali raccolto intorno a una rivista militante, non ideologica né partitica, potesse contribuire a preparare il rinnovamento delle regole del gioco a guerra finita e orientare l’opinione pubblica verso “la restaurazione della vita civile, politica ed economica delle libere democrazie europee” (Germania inclusa, una volta sconfitto il nazismo). Egli stesso definì la sua collaborazione “assolutamente disinteressata dal punto di vista materiale tanto quanto è interessata (interessatissima) per l’amor dell’arte e per il desiderio di fare anche in questo campo qualcosa di utile alla vita civile”.

A ottant’anni di distanza si può rileggerla online e con l’ausilio di un’antologia degli articoli di maggior peso (La Nuova Europa 1944-1946. Antologia di una rivista della “terza forza”, a cura di Cosimo Ceccuti, Firenze, Polistampa, 2005).

Il primo editoriale di Luigi Salvatorelli, direttore della testata, Presente e avvenire d’Europa, auspicava la rinascita dello “spirito europeo, spirito fatto di equilibrio e di armonia, di totalità e di distinzione, di razionalità e di moralità. Torniamo alla ragione, alla coscienza, all’umanità”.
Gli altri responsabili del periodico, autori della maggior parte degli articoli e delle rubriche, furono: 
Guido De Ruggiero, storico del liberalismo, che scrisse un articolo programmatico su I giovani e rievocò le circostanze avventurose in un pezzo su Come nacque «La Nuova Europa», pubblicato l’8 luglio 1945;
Pietro Pancrazi, giornalista e letterato di posizioni antifasciste, futuro direttore della collezione del Classici della Letteratura italiana. Storia e Testi della Ricciardi;
Umberto Morra di Lavriano, che, nel segno della continuità con Piero Gobetti, pubblicò moltissimi commenti editoriali e un articolo di psicologia collettiva, L’uomo della strada, che trattava della necessità che i tanti “uomini della strada”, sfiduciati, si dedicassero a specifici “interessi civici” e si trovassero “una confortevole casa politica”, se non volevano ancora una volta divenire “gli uomini delle piazze e delle adunate”.

Tra i temi trattati, si segnalano – oltre ai rapporti con gli Alleati e le epurazioni - le autonomie regionali, l’indipendenza della magistratura, la riforma agraria e la pubblica istruzione. 
Periodico di leadership democratica, estraneo ai contrasti che videro in quel periodo la diaspora degli Azionisti, “La Nuova Europa” è stato riconosciuto come un antecedente del “Mondo” di Mario Pannunzio.