Multimedia
"Lusciatt", 1988
segnatura
VID00420
tipologia
audiovisivo
genere
Educational
date
1988
titolo collana/serie
Cariplo per la scuola; Arti, mestieri e tradizioni della nostra gente
luogo di produzione
Italia
distribuzione
Angelicum Film
responsabilità enti e persona
Martinelli, Renzo ( regista )
Martinelli, Renzo ( autore del soggetto )
Martinelli, Renzo ( sceneggiatore )
Barone, Dino ( sceneggiatore )
Studioemme ( produttore )
Cariplo, Servizio Studi e Pianificazione - Realizzazioni Audiovisive ( produttore )
Martinelli, Renzo ( autore del soggetto )
Martinelli, Renzo ( sceneggiatore )
Barone, Dino ( sceneggiatore )
Studioemme ( produttore )
Cariplo, Servizio Studi e Pianificazione - Realizzazioni Audiovisive ( produttore )
credits
Fotografia: Renzo Bartoni; montaggio: Albero Moro.
sinossi
Il cortometraggio, prodotto dalla Cariplo e parte di una serie relativa ai mestieri e alle tradizioni italiane creata per la distribuzione gratuita nelle scuole, si focalizza sui "lusciatt", gli ombrellai, tramite la vita di Pietro Allesina, ombrellaio nato a Carpugnino.
Pietro Allesina aveva incominciato a lavorare a 9 anni, appena finita la terza elementare, affidato a un lusciatt amico del padre come garzone, ed è l'ultimo ombrellaio della sua zona.
Gli ombrellai provenivano per lo più da una cinquantina di paesini sopra il Lago Maggiore, parlavano il tarùsc - gergo paragonato a "una sorta di esperanto" - ed erano tendenzialmente ambulanti. L'apertura di un negozio rimaneva comunque "il sogno di tutti" e alcuni erano riusciti a raggiungere l'agognata meta, a volte anche in città estere come New York o Sydney. Pietro invece era rimasto al suo paese, e il film lo segue in un "giorno speciale", un giorno in cui ha deciso di salutare i vecchi amici. Tra questi altri uomini impegnati in lavori tradizionali quali il flautaio e il "picasass", ovvero il marmoraro, lavoro tipico della zona fin dall'epoca romana e ancora molto diffuso.
Ormai il lavoro è molto poco per i lusciatt, e Pietro ricorda come invece all'epoca della sua giovinezza centinaia di colleghi partissero dai rispettivi paesi visitando località più o meno lontane. Il giorno di capodanno, sul sagrato della chiesa, i lusciatt sceglievano i propri garzoni, che avrebbero imparato il mestiere in quattro anni - e con esso l'arte del risparmio e del recupero.
Pietro, che trova conforto suonando un sassofono, ricorda anche le difficoltà dei suoi anni da garzone, quando gli "scapaccioni del padrone" erano tanti. "D'altronde a quei tempi era così", commenta: "o mangiare la minestra o saltare dalla finestra", e anche da ombrellaio adulto avrebbe conosciuto una vita spesso difficile.
Il film si conclude su una visita di Pietro all'Eremo di Santa Caterina del Sasso e sul suo ritorno a casa alla sera, con il ricordo di una malinconica poesia in tarùsc scritta da un altro, ormai dimenticato, lusciatt.
Pietro Allesina aveva incominciato a lavorare a 9 anni, appena finita la terza elementare, affidato a un lusciatt amico del padre come garzone, ed è l'ultimo ombrellaio della sua zona.
Gli ombrellai provenivano per lo più da una cinquantina di paesini sopra il Lago Maggiore, parlavano il tarùsc - gergo paragonato a "una sorta di esperanto" - ed erano tendenzialmente ambulanti. L'apertura di un negozio rimaneva comunque "il sogno di tutti" e alcuni erano riusciti a raggiungere l'agognata meta, a volte anche in città estere come New York o Sydney. Pietro invece era rimasto al suo paese, e il film lo segue in un "giorno speciale", un giorno in cui ha deciso di salutare i vecchi amici. Tra questi altri uomini impegnati in lavori tradizionali quali il flautaio e il "picasass", ovvero il marmoraro, lavoro tipico della zona fin dall'epoca romana e ancora molto diffuso.
Ormai il lavoro è molto poco per i lusciatt, e Pietro ricorda come invece all'epoca della sua giovinezza centinaia di colleghi partissero dai rispettivi paesi visitando località più o meno lontane. Il giorno di capodanno, sul sagrato della chiesa, i lusciatt sceglievano i propri garzoni, che avrebbero imparato il mestiere in quattro anni - e con esso l'arte del risparmio e del recupero.
Pietro, che trova conforto suonando un sassofono, ricorda anche le difficoltà dei suoi anni da garzone, quando gli "scapaccioni del padrone" erano tanti. "D'altronde a quei tempi era così", commenta: "o mangiare la minestra o saltare dalla finestra", e anche da ombrellaio adulto avrebbe conosciuto una vita spesso difficile.
Il film si conclude su una visita di Pietro all'Eremo di Santa Caterina del Sasso e sul suo ritorno a casa alla sera, con il ricordo di una malinconica poesia in tarùsc scritta da un altro, ormai dimenticato, lusciatt.
BN/colore
colore
lingua
Italiano
formato
16 mm
durata
21'30''
copyright
Intesa Sanpaolo