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Corrispondenza di Umberto Morra con Margherita Papafava Bracci Testasecca (solo in versione digitale), 19 agosto 1921 - 16 maggio 1965
Umberto Morra di Lavriano (Firenze 1897 - Cortona 1981) era figlio del generale Roberto Morra, di famiglia piemontese legata da generazioni ai Savoia, e di Maria Luisa Bettini, dama di corte della Regina Margherita. Fu battezzato a Monza, dove ebbe come padrino il re Umberto I (del quale porta il nome) e come madrina la regina Margherita.
Trascorse la prima infanzia a San Pietroburgo, dove il padre era plenipotenziario presso la Corte. Studiò con un precettore di inclinazione modernista al liceo Torquato Tasso di Roma e poi frequentò la facoltà di Giurisprudenza, senza laurearsi, e fu vicino al cenacolo de La Voce. Riformato alla leva per una tubercolosi ossea contratta in Russia, durante la Grande Guerra prestò servizio in una Casa del soldato di don Giovanni Minozzi; conobbe padre Giovanni Semeria, che lo introdusse a Novello Papafava, attraverso il quale conobbe diverse personalità, tra cui Salvemini, Amendola, Parri, Prezzolini. Con padre Semeria si recò negli Stati Uniti per raccogliere fondi per l'Opera nazionale per il mezzogiorno d'Italia.
Fu collaboratore de la Volontà di Vincenzo Torraca dal '21 e di Rivoluzione liberale di Piero Gobetti dal '22, si ritirò dalla politica attiva nel '25. Venne arrestato nel '30, liberato, rimanendo sorvegliato dall'Ovra. Durante il fascismo abitò prevalentemente a Cortona, nella villa di Metelliano ereditata dalla madre, dando aiuto ed ospitalità ai fratelli Rosselli, Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Alberto Moravia e Renato Guttuso. Ebbe stretti rapporti con Bernard Berenson, attraverso il quale ebbe contatti con il mondo di Bloomsbury, e con il suo vicino Pietro Pancrazi, allora collaboratore del Corriere della Sera; ospitò letterati estranei al regime e collaborò con Guido Calogero e Aldo Capitini. Durante la guerra fu nella Croce Rossa, dove si occupò dell'assistenza ai prigionieri; ebbe stretti contatti con i giovani antifascisti, in particolare con Giaime Pintor, in cui rivedeva Gobetti. Vicino a Maria José, cercò di provocare la rottura fra la Monarchia e il regime; dopo il 25 luglio 1943, insieme a Luchino Visconti, riuscì a far liberare prigionieri e confinati politici. Dopo l'8 settembre svolse intensa attività politica come capo di gabinetto di Leopoldo Piccardi e di Alberto Cianca, e come collaboratore di Ferruccio Parri. Collabora al Popolo di Roma di Corrado Alvaro dal 26 luglio '43. Orientato verso il Partito d'Azione, fu segretario di Alberto Tarchiani, ministro dei Lavori pubblici del governo Badoglio, e capogabinetto di Alberto Cianca, ministro senza portafoglio nel governo Bonomi. Tra il 1943 e il 1945 è noto anche come membro del quadrumvirato letterario di Raffaele Mattioli con Carlo Antoni, Guido De Ruggiero e Piero Pancrazi.
Fu redattore de La Nuova Europa, fondata da Raffaele Mattioli e diretta da Luigi Salvatorelli. Terminata la guerra, scrisse su numerose riviste, soprattutto su Il Mondo. Dal 1949 fino a tutti gli anni 70 fu direttore e poi segretario della SIOI Società italiana per l'organizzazione internazionale; dal 1955 al 1959 ricoprì la carica di direttore dell'Istituto italiano di cultura a Londra; esponente del Pen Club. Visse fra Cortona e Roma fino alla sua morte. La villa di Metelliano è conservata e custodita con cura dalla famiglia Vincioni, erede dei suoi domestici.
Di lui rimangono numerossimi articoli su riviste e tre libri:
- L'Inghilterra, Milano, Garzanti, 1962
- Colloqui con Berenson, Milano, Garzanti, 1963
- Vita di Piero Gobetti, Milano, Utet, 1983.
La corrispondenza in oggetto (1921-1965) è diretta ad una cara amica che viveva spesso a Montepulciano, non lontano da Cortona, Margherita Papafava (sposata con Lucangelo Bracci Testasecca), sorella di Novello Papafava da Morra conosciuto in gioventù.
E' composta da oltre 700 fra lettere, cartoline e telegrammi; tutto scritto a mano, in chiara grafia. Molta corrispondenza riporta solo saluti, ringraziamenti o date e luoghi di incontro, quindi si è scelto di stilare l'inventario solo delle lettere che hanno una valenza più pregnante in merito a persone frequentate e ad eventi importanti privati e soprattutto pubblici e politici.
Morra rimase legatissimo alla famiglia Bracci Testasecca per tutta la sua vita; a Roma abitava nel loro palazzo di via IV Novembre e a Cortona erano frequentissimi gli incontri nella vicina Montepulciano.
Le lettere sono uno specchio della vita sociale del loro colto ambiente: Moravia, ospite assiduo di Morra a Cortona, e Berenson sono citati decine di volte, con ritratti penetranti; vivissime le immagini della vita in tempo di guerra e negli anni immediatamente successivi. La corrispondenza ci svela importanti informazioni sulla ricostruzione post bellica della vita politica e diplomatica italiana. In particolare, in alcune lettere si vive la nascita della pubblicazione La Nuova Europa. Durante il periodo bellico, emergono ampi vuoti cronologici: Morra bruciava ogni documento che avrebbe potuto compromettere qualcuno e così chiedeva di fare ai suoi destinatari.
- B. Frescucci (don), Bibliografia di Umberto Morra, Cortona, 1967
- Giuliana Benzoni, La vita ribelle, Bologna, Il Mulino, 1985
- Umberto Morra di Lavriano e l'opposizione etica al fascismo. Cortona, Il Palazzone, 11-12 novembre 1983, Pisa, Scuola Superiore di Pisa, 1985
- Alfonso Bellando, Umberto Morra di Lavriano, Firenze, Passigli, 1990
- Valeria Mogavero, Novello Papafava tra Grande Guerra, dopoguerra e fascismo, Cierre edizioni, Verona 2010.