Azienda Alfredo Sonnino - Piero Sonnino
Siamo a Besozzo, in provincia di Varese, dove ha sede lo stabilimento produttivo dell’industria Alfredo Sonnino. La ditta, creata da Alfredo Sonnino e ora gestita dai figli Piero, Renzo e Bruno, si occupa della produzione di coperte di arredamento con un discreto giro di affari, anche all’estero.
Piero Sonnino, la moglie Natalina Bresner, incinta, e i loro figli dopo una delazione vengono arrestati a Pino Lago Maggiore il 27 dicembre 1943. Sonnino viene condotto nel carcere di Varese e poi mandato nel campo di raccolta di Fossoli, da cui nell’aprile del 1944 viene deportato ad Auschwitz dove muore nel gennaio 1945 durante la “marcia della morte”. La moglie Natalina e i tre bambini vengono messi agli arresti domiciliari; la notte del 31 dicembre la donna si accorge dell’assenza del piantone che li controlla e si precipita via dalla casa con i figli, nascondendosi a Varese presso l’abitazione di un’ex domestica per poi raggiungere la Svizzera dove partorisce l’ultima figlia, Paola.
All’inizio del marzo del 1944 il Credito Fondiario della Cariplo prende in carico i loro beni: lo stabilimento cotonificio in Besozzo, via Coppa 2, oltre agli arredi ed effetti personali presenti in alcuni appartamenti in affitto, uno dei quali locato sotto il falso nome di Piero Del Giudice. Lo stabilimento è inattivo ma conserva al suo interno merci diverse tra cui coperte finite, pezze di tessuti, legname e attrezzature: beni che suscitano immediatamente gli appetiti di gerarchi e funzionari. Appena due giorni dopo la requisizione, le Forze armate germaniche prelevano direttamente merci varie dal magazzino dell’azienda, tanto che il Credito Fondiario ne decide il trasporto nel caveau della filiale di Varese. Durante l’estate del 1944 continuano le asportazioni dei materiali da parte di tedeschi e fascisti: alla fine di agosto è la stessa Prefettura di Varese a invitare la Cassa a consegnare le merci conservate nel caveau al Commissariato per gli affari ebraici intimando al funzionario, che cercava di ritardare la consegna, “che se io non consegnavo con le buone le coperte, se le sarebbero prese con la forza”.
A guerra finita, nel luglio 1946, delle circa 11.000 coperte e delle diverse bobine di tessuti che risultavano presenti nei depositi prima della confisca, vennero restituiti poco più di 400 rotoli di stoffe; l’azienda, rientrata in possesso dei legittimi proprietari, proseguì la sua attività.
A Piero Sonnino è stata dedicata una pietra d’inciampo posta davanti alla sua abitazione milanese in viale Cirene 5.