Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna
L'iniziativa di costituire una Cassa di Risparmio a Forlì viene assunta dal Gonfaloniere della città Antonio Albicini con l'adesione del cardinale legato Nicola Grimaldi e sostenuta da molti ricchi possedenti che ne divennero i primi azionisti. Il 13 giugno 1839, a seguito del rescritto pontificio firmato da papa Gregorio XVI, ne viene autorizzata l'apertura. La Cassa è fin da subito di sostegno all'economia agricola, concedendo prestiti a condizioni di favore sia a coloni che a proprietari terrieri, mentre in ambito industriale rileva nel 1876 l'Officina Gas e Fonderia Meccanica, in forte difficoltà. Con l'avvento del fascismo le elargizioni benefiche della Cassa cambiarono radicalmente: mentre nel 1929 prevale la beneficenza tradizionale (istruzione, sanità, assistenza), nel 1933 una gran parte dei sussidi viene assegnata all'Ente Opere Assistenziali, al Partito Nazionale Fascista, all'Opera Nazionale Balilla, alle "famiglie di squadristi bisognosi" e alla costruzione di una nuova Casa del Balilla. Dal Secondo dopoguerra, la Cassa assume nel proprio territorio di competenza un ruolo prioritario nello sviluppo e nel sostegno dell'economia agricola e della piccola media impresa.
I verbali del Consiglio di Amministrazione sono consultabili online per il periodo dal 1839 al 1960.