Sezione museale
SUDAMERICA. Antropomorfo e zoomorfo, anni 1950
cfr. Sezione fotografica, Ufficio Propaganda e Sviluppo (busta "Museo del Risparmio")
cfr. A. P. Thurn, La storia del risparmio dall'antichità ai giorni nostri, Milano, Vallardi Industrie Grafiche, 1984, p. 104
Edito
in Cà de Sass, n. 36, 1971, p. 15
in 25 anni di iniziative economiche, sociali e culturali della Cariplo, supplemento a Cà de Sass n. 60, 1978, p. 176;
in Cariplo, Il Museo storico della Cà de Sass, Milano, Alfieri & Lacroix, s. d. (pagine non numerate);
cfr. Sezione fotografica, Ufficio Propaganda e Sviluppo (busta "Museo del Risparmio")
cfr. A. P. Thurn, La storia del risparmio dall'antichità ai giorni nostri, Milano, Vallardi Industrie Grafiche, 1984, p. 104
Edito
in Cà de Sass, n. 36, 1971, p. 15
in 25 anni di iniziative economiche, sociali e culturali della Cariplo, supplemento a Cà de Sass n. 60, 1978, p. 176;
in Cariplo, Il Museo storico della Cà de Sass, Milano, Alfieri & Lacroix, s. d. (pagine non numerate);
ESTERO
CARIPLO
SALVADANAIO
Ex numero di inventario: 257.
Il salvadanaio è presente nelle immagini dell'allestimento del Museo della Cà de Sass in via Andegari 11 aperto nel 1970.
All'interno del volume di Thurn, La storia del risparmio dall'antichità ai giorni nostri, vengono illustrati due salvadanai a forma di caprone e capra stilisticamente molto simili a quello in esame. In merito a questa tipologia di manufatto nel volume viene detto che è una produzione tipica delle regioni meridionali del Cile e, in particolare, dele tribù indiane degli Araucani. Si tratta di ceramiche dal colore nero brillante decorate con l'incisione di foglie colorate di bianco. I soggetti sono prevalentemente animali.
All'interno dei numeri citati in bibliografia di Cà de Sass la didascalia attribuita a questo salvadanaio è unicamente "salvadanaio andino". É molto probabile dunque che si tratti di una produzione cilena, ma in assenza di ulteriori elementi a sostegno il pezzo è stato inserito nell'area geografica più ampia del Sudamerica.
Per quanto riguarda la datazione è sicuramente antecedente al 1970, anno in cui è stato esposto nel museo della Cà de Sass, ma la bibliografia non aiuta a collocare con maggiore precisione il pezzo (la tribù ha portato avanti la produzio di questo tipo di manufatti per decine di anni e la didascalia data i pezzi illustrati come "prima metà del XX secolo".