Rinaldo Jona

Nasce a Milano il 25 ottobre 1896 da Raffaello e Amalia De Benedetti in una famiglia della piccola borghesia ebraica. Terminati gli studi di Ragioneria presso l’Istituto tecnico Cattaneo nel 1914, Jona serve nell’esercito dal 1915 fino al 1920, affrontando la Prima guerra mondiale e raggiungendo il grado di tenente nell’89° Reggimento di fanteria. Ritornato alla vita da civile, inizia a lavorare nel mondo bancario presso l’Istituto nazionale di credito e dal 1922 presso la Sede di Milano della Banca commerciale italiana. Nel frattempo, il 10 luglio 1921, prende la tessera del Partito nazionale fascista a cui rimane iscritto ininterrottamente perlomeno fino al 1934. Il 22 febbraio 1923 si sposa con Gemma Foà, laureata in Lettere ma di professione casalinga; la coppia abita nell’abitazione di famiglia in via degli Uberti 8 a Milano, in zona Porta Venezia. La carriera lavorativa di Jona in banca prosegue in maniera regolare; le valutazioni periodiche presenti nel suo fascicolo matricola lo descrivono come un individuo di buon carattere, “tranquillo e affidabile, è educato e benvoluto da superiori e colleghi”.

Come per gli altri dipendenti ebrei della Comit le leggi razziali del novembre 1938 segnano il suo allontanamento dal lavoro. Jona viene prima posto in congedo e, successivamente, come disposto per molti altri impiegati, la Banca riesce a garantirgli la pensione minima e lo colloca a riposo il 23 febbraio 1939.
Rimasto vedovo della prima moglie, nel 1942 si risposa con Noemi Foà con cui continua a vivere nell’abitazione di via degli Uberti. Il 23 aprile 1943 avvisa la Comit di essersi trasferito, come fecero molti altri che cercavano di sfuggire ai bombardamenti che colpivano la città di Milano, a San Fermo della Battaglia (Como), dove chiede gli venga accreditata la pensione. Dopo le prime stragi di ebrei e la nascita della Repubblica Sociale Italiana, insieme alla moglie cerca di nascondersi e anche per la Comit risulta irreperibile, ma nel maggio 1944 i due coniugi vengono arrestati dai tedeschi a Milano, trasferiti nel campo di raccolta di Fossoli e, da questo, il 16 maggio deportati ad Auschwitz.
Rinaldo Jona muore in luogo e data ignota. La moglie Noemi Foà riuscirà, invece, a sopravvivere alla Shoah, ritornando a Milano nella primavera del 1945.
Jona è uno dei sette dipendenti della Comit vittime della Shoah.